Chiesa di San Bartolomeo e Chiafura

La Cava di San Bartolomeo si estende da Piazza Italia per circa cinquecento metri quando si apre verso la campagna. Stretta tra la collina di San Matteo e quella della Croce, custodisce la magnifica chiesa di San Bartolomeo, le grotte di Chiafura e i palazzi Fava e Iacono.

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Chiesa di San Bartolomeo

Al centro della Cava si erge la chiesa di San Bartolomeo. Il contesto naturale in cui è inserita la rendono un’architettura di una bellezza unica, tanto da essere definita dall’architetto Paolo Portoghesi «una perla dentro le valve di una conchiglia». La chiesa risale al XV secolo, ha resistito al terremoto del 1693 ma ha subito gravi danni e fu quindi ricostruita. La facciata è a tre ordini, nel primo notiamo colonne doriche, nel secondo ioniche e corinzie nell’ultimo. In cima, una cupola costolonata corona la facciata che fu terminata nei primi anni dell’Ottocento e per ciò porta i segni di un’architettura tardo barocca influenzata da tendenze neoclassiche.

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Sul portale è presente una statua della Madonna con Gesù Bambino, ai lati quattro statue raffiguranti San Pietro, San Paolo, San Bartolomeo e San Guglielmo. L’interno, a navata unica, è particolarmente curato e conserva numerose opere d’arte. Tra queste ricordiamo il presepe settecentesco che conta 29 statue in legno realizzate dallo scultore napoletano Pietro Padula chiamato per ricostruire il presepe cinquecentesco che fu distrutto dal terremoto. Interessante anche la Santa Cassa che custodisce una statua di Gesù Bambino nudo che in città è chiamato Cicidda d’oro e viene portato in processione il giorno di Natale.

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Chiafura

Fino agli inizi del Novecento il greto del torrente era scoperto, oggi è stato coperto è scorre sotto il piano stradale. Sotto il colle di San Matteo si sviluppa il quartiere rupestre di Chiafura caratterizzato da abitazioni scavate nella roccia. «Sopra le ultime casupole di pietra della cittadina, si sale una specie di montagna del purgatorio, coi gironi uno sull’altro, forati dai buchi delle porte delle caverne saracene, dove la gente ha messo un letto, delle immagini sacre o dei cartelloni di film alle pareti di sassi, e lì vive ammassata, qualche volta col mulo», con queste parole Pasolini descrisse il quartiere rupestre.

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Lo scrittore visitò Chiafura nel 1959 insieme a Carlo Levi, Renato Guttuso e altri intellettuali. Per molti aspetti simile ai Sassi di Matera, le «cento bocche» di Chiafura furono abitate fino al 1961, in seguito ad una lunga battaglia per la casa, durata oltre 12 anni, gli abitanti poterono lasciare le grotte per una casa dignitosa.

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Palazzo Iacono e Palazzo Fava

Meritano di essere citati anche due eleganti palazzi nobiliari che si affacciano sulla via: Palazzo Iacono e Palazzo Fava. Quest’ultimo fu costruito nella seconda metà del Seicento, ma già all’inizio del Settecento fu ristrutturato per riparare i danni del terremoto. Due sono gli elementi che colpiscono del suo prospetto, l’imponente portale e il balcone dei Grifi.

Il primo si affaccia su piazza Italia, due colonne con capitelli corinzi sorreggono un balcone decorato con ghirlande, putti e altre figure fantastiche. In alto, sopra un timpano spezzato, troviamo lo stemma nobiliare della famiglia. Il balcone dei Grifi è invece sul lato di via San Bartolomeo, è l’unico che poggia su quattro mensole decorate con affascinanti figure fantastiche: volti barbuti reggono cavalli alati dal corpo pesciforme che vengono cavalcati da putti e figure fantastiche. In mezzo due straordinari grifi con testa d’aquila e arti di leone che guardano ai lati.