Cosa vedere a Chiaramonte Gulfi

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Chiaramonte Gulfi è definito il Balcone di Sicilia per la sua magnifica posizione panoramica. Il bel borgo, disteso sui Monti Iblei, dista 15 chilometri da Ragusa ed è famoso per la gastronomia, per la produzione di olio d’oliva e per i tanti musei che ospita.

Cosa vedere a Chiaramonte Gulfi

Se preferite rimanere all’aria aperta vi suggeriamo di girare a zonzo per le stradine del centro storico. Cercate la bella chiesa di Santa Maria La Nova (piazza Duomo) con l’interessante prospetto rinascimentale, nella parte medievale troverete la chiesa di San Giovanni e la chiesa di Santa Maria del Gesù.

Da vedere anche la chiesa di San Vito. Non lasciate il paese senza esservi affacciati sulla dalla villa comunale o dal belvedere, da questi punti panoramici potrete ammirare la campagna ragusana dall’alto e vedrete l’azzurro mar Mediterraneo. Voltatevi sull’altro lato, scorgerete un’alta montagna, anzi un vulcano: è l’Etna!

Chiaramonte a tavola

Chiaramonte Gulfi è famoso per l’ottimo olio e per il vino che produce. L’olio extravergine di oliva DOP Monti Iblei è un’eccellenza che non dovrete perdere: assaggiatelo su un crostino di pane fatto in casa, sarà come gustare l’essenza di questa terra.

Quando sarete a tavola fatevi portare del Nero d’Avola, dell’Insolia o ancora meglio del Cerasuolo DOCG, sono questi i migliori vini che il territorio ci regala. Nei declivi del comune viene coltivata anche uva da tavola che grazie al Consorzio Uva da Tavola di Mazzarrone è stata insignita del marchio IGP (indicazione geografica protetta).

Anche in cucina Chiaramonte regala gustose tipicità. La carne di maiale è sicuramente la specialità del luogo, in paese «si magnifica il porco» e lo si fa diventare salsicce, costate ripiene e salami. Il sugo di carne di maiale accompagna i ravioli di ricotta, squisito piatto tipico ragusano. Essendo un comune montano non mancano i funghi e i formaggi.

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Ristoranti: alcuni consigli

Se volete assaggiare la cucina tipica di Chiaramonte vi suggeriamo il ristorante Majore, che dal 1896 propone i suoi sapori. Una convincente scritta vi accoglierà: «Qui si magnifica il porco». Caratteristico e con un’ottima cantina è ‘U Dammusu, se invece cercate un ristorante gourmet vi suggeriamo la Locanda Gulfi, raffinato e ricercato. Infine, per coloro che cercano cucina tipica e pochi fronzoli il consiglio è La Loggia, gusterete la cucina delle nostre nonne.

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Visitare Chiaramonte Gulfi

In piazza Duomo troviamo la chiesa Madre di Maria La Nova con prospetto rinascimentale nel primo ordine (ultimato nel 1608) e settecentesco negli altri due; all’interno dipinti di Gaetano Mercurio (secolo XVIII) di Simone Ventura (sec. XVIII) e Gaetano Distefano (secolo XIX).

Nella parte medievale, accanto a dove sorgeva la torre comitale, troviamo la chiesa di San Giovanni Battista, edificata a partire dal XV secolo ma ristrutturata nella forma attuale nel secolo XVIII (interno) e XIX (prospetto). Di interesse la statua lignea del titolare e l’Arca dorata, a forma di tempietto rinascimentale, opera di Rosario e Mariano Distefano (1869), alcuni dipinti di Lorenzo Cutello (secolo XVIII), una statua lignea del Cristo alla colonna di Carmelo Distefano (secolo XIX), il dipinto della Madonna della Misericordia (sec. XVII).

Nelle vicinanze, verso est al limitare della città, sorge chiesa e convento di Santa Maria di Gesù (secolo XVII). La chiesa che trae nome da un simulacro marmoreo di tarda bottega gaginiana, custodisce alcune interessanti opere: un crocifisso ligneo opera di fra Umile da Petralia, una Pietà di scuola del Preti, il dipinto San Francesco d’Assisi di Simone Ventura, resti degli eleganti stucchi attribuiti ai Gianforma.

Resti rinascimentali si trovano nella chiesa del Salvatore (la statua del titolare è opera gaginiana del XVI secolo) e in quella di San Filippo (arco di cappella opera di Nicolò Mineo).

Un elegante complesso architettonico è l’ex convento francescano, oggi Palazzo di Città, e la ex chiesa annessa, trasformata in sala polifunzionale intitolata a Leonardo Sciascia. Ad esso si possono accostare gli adiacenti palazzi sette-ottocenteschi del Corso Umberto. In fondo al Corso, verso ponente, è da visitare la Villa Comunale realizzata sul finire dell’ottocento riutilizzando parte della silva del convento attiguo e parte di un polmone verde preesistente.

Nella vallata sottostante, nel sito dell’antica Gulfi, sorge il rinomato Santuario di Santa Maria la Vetere, che ingloba una struttura paleocristiana, l’ampliamento medievale e la ristrutturazione settecentesca. All’interno è di interesse il baldacchino di ascendenza berniniana, opera dello scultore chiaramontano Benedetto Cultraro (sec. XVIII), che contiene la statua della Madonna con bambino attribuita ai carraresi Giuliano Mancino e Bartolomeo Berrettaro.

In alto sulla montagna sovrastante l’abitato, accanto ad una sorgente, troviamo la chiesetta della Madonna delle Grazie, la cui statua in marmo è opera di Cola Maldotto (sec. XVII). Tutto attorno, il nucleo più antico della pineta, impiantata a partire del 1936, ed oggi rigogliosamente esuberante

Museo d’arte sacra
Il museo si sviluppa su quattro sezioni espositive: il rito religioso che mette in mostra paramenti e arredi sacri, l’arte plastica con sculture in terracotta e statuette del presepe, la pittura, l’arredo e il rivestimento ceramico.

Nella seconda sezione si trova anche un presepe ricostruito su un plastico raffigurante elementi del patrimonio architettonico e ambientale di Chiaramonte. Nel museo trova spazio anche una collezione di Giacomo Alessi, noto artigiano ceramista calatino.

Museo del ricamo e dello sfilato siciliano
In una delle viuzze adiacenti la scalinata di San Giovanni, all’interno del suggestivo tracciato medievale della città antica troviamo il Museo del ricamo e dello sfilato siciliano. Suppellettili, mobili, fotografie e preziosi strumenti artigianali ricreano gli ambienti in cui vengono realizzati i rari ricami dello sfilato siciliano.

Il museo custodisce più di duecento pezzi fra tende, tovaglie, asciugamani, paralumi, capi di paramento sacro, oltre a telai e attrezzi d’epoca del ‘700 siciliano.

Casa museo del Liberty
Un allestimento unico in tutta la Sicilia. La casa del Liberty espone oggetti preziosi realizzati da artisti come Renè Lalique, Legras, Calderoni e si completa nell’arredo di una casa, con mobili realizzati su disegno di Ernesto Basile e di Carlo Zen.

La casa museo mostra ogni pezzo nella sua naturale funzione, risultando un’interessante esposizione di mobili e altri oggetti in stile Liberty.

Museo degli Strumenti etnico-musicali
Nello storico palazzo Montesano troviamo ben 600 strumenti musicali provenienti da tutte le parti del mondo. La raccolta va attribuita al e alla curiosità del modicano Duccio Belgiorno.

Si tratta di reperti rari, a volte unici. Tra questi citiamo i due flauti ricavati da tibie umane e splendidamente intarsiati, e gli strumenti etnico-tribali provenienti da zone remote dell’Africa centrale, dell’Asia, delle Americhe.

Il museo dell’olio
Nei bassi del palazzo Montesano trovano spazio affascinanti strumenti per l’estrazione dell’olio di oliva. Una pressa del 1614, una mola in pietra, giare, strumenti di misura dell’olio e cento e cento utensili e suppellettili vari. Oggetti di uso comune e dispositivi ingegnosi, specifici di immagini e di ambienti rurali.

Il museo dell’olio restituisce il cuore dell’antica civiltà contadina e racconta le tecniche di produzione dell’olio DOP dei Monti Iblei.

Altri musei: Pinacoteca Giovanni De Vita e Museo dei cimeli di guerra.

Le origini della comunità vanno ricercate in epoca arcaica – intorno al VI secolo – e le sue tracce sono rintracciabili nelle contrade Paraspola, Giglia e Aranci. In epoca greca si ha la prima attestazione del toponimo Acrille, col quale viene indicata anche la città di epoca ellenistica e romana, ubicata nella vallata sottostante l’attuale abitato.

Della successiva denominazione, Gulfi, si ha notizia storica dal periodo arabo e fino alla sua distruzione violenta avvenuta nel 1299, in una fase successiva alla Guerra del Vespro. La ricostruzione in sito più elevato e fortificato si deve al conte normanno Manfredi Chiaramonte, infeudato sul finire del secolo XIII della Contea di Modica. La città trasse, così, nome dal suo signore e fondatore. Aggiunse, nel 1881, l’antica denominazione di Gulfi, per evitare omonimie.

La vita della rinata città e comunità fu dapprima grama e difficile: chiusa nella cinta muraria attorno alla torre presidiata da una guarnigione del conte, con risorse dallo sfruttamento della pastorizia e di una agricoltura primitiva.

Dal secolo XVI la città uscita dalle mura medievali si adorna dei primi edifici signorili, di conventi e monasteri, di eleganti chiese: lo sfruttamento agricolo del territorio diviene fonte di agiatezza, specie quando le colture arboree (mandorle, carrubi, oliveti e vigneti) acquisiscono preminenza.

Distrutta dal terribile sisma del 1693, risorge nello steso sito con un connotato architettonico ed urbanistico tardobarocco: notevole la chiesa Madre, col monumentale prospetto e l’interno della chiesa di S. Giovanni Battista, gli edifici borghesi e patrizi del Corso, i palazzi Cultrera Montesano.

Dopo l’Unità d’Italia si incentivò ancor più la coltura dell’ulivo (nel territorio chiaramontano nell’ultimo scorcio del secolo XIX erano presenti ben 80 frantoi per l’estrazione dell’olio) ed i vigneti ricoprirono la fertile vallata.

Oggi alle bellezze artistiche e paesaggistiche del passato si è aggiunto il folto bosco che circonda la corona di monti soprastanti e sottostanti alla città: polmone verde e cesura tra vallata e zona montana.