Cosa vedere a Ispica

Da Cava d’Ispica a Ispica

Per visitare e conoscere Ispica per bene bisogna farsi in tre e andare alla scoperta del sentiero archeologico di Cava d’Ispica attraversare la ricostruzione tardo barocca e ammirare le architetture liberty.

Andiamo ad Ispica? Pianificheremo la visita in base ai tuoi tempi e ai tuoi interessi, ti consiglieremo cosa vedere, cosa assaggiare e quali esperienze vivere a Ispica.

Vigata a Ispica

A Ispica riconosceremo la Vigata di Montalbano e la Vigata di fine ottocento raccontata da Andrea Camilleri nei suoi romanzi storici.

Andiamo in giro per Ispica, un set cinematografico a cielo aperto!

Cosa vedere a Ispica

La guida di Visit Vigata dedicata a Ispica.
Ispica si trova nella parte sud orientale della provincia di Ragusa, confina con Modica e Pozzallo e con Rosolini, comune in provincia di Siracusa.

Chiesa di Santa Maria Maggiore

Partendo da piazza Santa Maria Maggiore si può visitare l’omonima basilica. Un elegante loggione ellittico circonda la piazza dove si affaccia la chiesa di Santa Maria Maggiore. La grande chiesa fu costruita durante tutto il Settecento, il prospetto fu completato nella seconda metà dell’Ottocento e risponde ad un’architettura più classica con misurati vezzi barocchi. La facciata si sviluppa su due ordini scanditi da lesene che separano il partito centrale dai due laterali.

Ispica, chiesa di Santa Maria Maggiore

L’interno si articola in tre navate, molto caratteristiche sono le cupole con lanternino che si trovano nel transetto. Affreschi, stucchi e dorature decorano l’interno della chiesa. Gli stucchi sono opera di Giuseppe Gianforma, lo stuccatore più importante del Settecento siciliano, e dal figlio. La chiesa custodisce il Cristo alla Colonna, il simulacro più caro ai cittadini di Ispica. Il Cristo flagellato è legato ad una colonna, il corpo è coperto di sangue e ferite, il volto è estremamente sofferente. Viene portato in processione il Giovedì Santo.

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Chiesa di San Bartolomeo

Spostandoci nella vicina piazza Regina Margherita un’imponente scalinata anticipa la chiesa di San Bartolomeo. Nel Settecento venne realizzato l’impianto a tre navate, un secolo dopo il prospetto. La facciata dell’attuale chiesa Madre risponde alle due diverse fasi di costruzioni, notiamo infatti elementi tardo barocchi che dialogano con un linguaggio neoclassico testimoniato dallo sviluppo orizzontale della facciata conclusa da un ampio timpano ad arco ribassato.

L’interno a pianta basilicale è suddiviso in tre navate scandite da pilasti di ordine tuscanico che le conferiscono un respiro monumentale. La semplicità e l’assenza di decorazioni sottolineano l’elegante movimento delle finestre e delle lunette che si rincorrono nel secondo ordine. Lungo le navate laterali si susseguono eleganti cupole, infine una cupola ribassata conclude il transetto. Tra le tante opere d’arte che custodisce segnaliamo un Crocifisso ligneo databile tra il XV e il XVI secolo.

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Chiesa della Santissima Annunziata

A poche centinaia di metri troviamo anche la chiesa della Santissima Annunziata. Circondata da palazzi nobiliari la chiesa chiude scenograficamente l’omonima piazza che la introduce. La fabbrica risale alla prima metà del XVIII secolo ma il prospetto fu rivisto negli ultimi anni dell’Ottocento in seguito ad un crollo. La facciata originale doveva essere simile a quella della Cattedrale di Noto, durante la ricostruzioni si decise però di passare ad un’architettura più semplice per ragioni economiche. Nel terzo ordine si apre un finestrone, inizialmente pensato per aprire una finestra sul cielo azzurro, successivamente, nel 1960, si decise di collocarvi una statua dell’Annunciazione.

L’interno a pianta basilicale è a tre navate scandite da possenti pilastri coronati da capitelli corinzi. All’incrocio tra la navata centrale e il transetto s’innalza una grande cupola. Gli stucchi sono dell’artista palermitano Giuseppe Gianforma che propone modelli classicisti all’interno di una cultura tardo barocca, il risultato sono opere di grande espressività realistica. Gli stucchi sono tra gli elementi più interessanti della chiesa. Alla sinistra della chiesa s’innalza il campanile. Il primo fu costruito nella parte posteriore della chiesa ma fu demolito perché poco inadatto a diffondere il suono. L’attuale campanile fu completato nel 1954.

Convento di Santa Maria del Gesù

Lasciandosi alle spalle la chiesa della Santissima Annunziata e percorrendo via Massimo D’Azeglio si arriva al convento di Santa Maria del Gesù. Il complesso monumentale cucito in alto sulla rocca gode di un magnifico panorama, guarda la parte bassa della città e vede in lontananza il Mediterraneo. Su questo balcone naturale nella prima metà del XVI secolo fu costruito il convento che verrà danneggiato significativamente dal terremoto del 1693. Ricostruito mantenendo l’impianto originario, il complesso, si caratterizza per la sua semplicità architettonica. La chiesa, all’interno, si articola attorno all’unica navata decorata con stucchi e marmi policromi.

La foto della Chiesa di San Bartolomeo è di Fernando Garcìa.

Passeggiando per le vie di Ispica non è raro ritrovare elementi liberty che decorano molti dei palazzi del centro. Sobri edifici sono arricchiti da deliziosi dettagli scultorei che testimoniano una sapiente tradizione di capimastri e scalpellini. Tra questi interessanti edifici spicca Palazzo Bruno di Belmonte (corso Umberto I), l’edificio liberty più importante di tutta la provincia di Ragusa.

Palazzo Bruno di Belmonte

Il palazzo fu edificato a partire dal 1906 per volere dell’onorevole Pietro Bruno di Belmonte che incaricò Ernesto Basile, architetto palermitano tra i più importanti in Europa. Possente come un castello si impone nel panorama della città, ai maestosi torrioni si contrappongono minuti decori che movimentano e alleggeriscono l’importante struttura. L’architettura guarda al liberty ma non dimentica la lezione gotica, il palazzo infatti coniuga linguaggi passati a quelli contemporanei e di moda ad inizio Novecento. Riesce così a cristallizzare le contraddizioni e le inquietudini che viveva la famiglia Bruno Belmonte divisa tra il passato aristocratico e i nuovi orizzonti che si aprivano ai figli.

Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale i lavori di costruzione si bloccarono, così il palazzo verrà completato intorno al 1921 ma solo una figlia di Pietro Bruno di Belmonte vi abiterà. Gli altri figli decideranno di lasciare Ispica e il palazzo verrà ceduto al Comune nel 1975 che ne farà la propria sede municipale.

Palazzo Bruno

Un altro interessante edificio liberty è Palazzo Bruno (Piazza Unità d’Italia) edificato nel primo ventennio del Novecento. Per imponenza è paragonabile a Palazzo Bruno di Belmonte, che molto probabilmente ne influenzò la costruzione, si differenzia per gli elementi architettonici di tradizione classicista. Colonne, cornici, timpani sono più vicini alla cultura architettonica eclettica di fine Ottocento. Interessante è la torre belvedere, elemento che ricorre in molte ville dell’area iblea.

Poco fuori dall’abitato di Ispica, all’ombra dello sperone roccioso che ospita il convento dei Frati Minori e nascosta dalla vegetazione, si cela l’antica Spaccaforno. Lungo le pareti rocciose della parte sud di Cava d’Ispica notiamo i buchi delle abitazioni rupestri e delle tombe scavate nella roccia.

Parco della Forza

Addentrandosi nel Parco della Forza, il centro urbano dell’antica città di Ispica prima del terremoto del 1693, si potranno visitare i resti di insediamenti umani risalenti all’Età del Bronzo (XI – XV secolo a.C.). Della Chiesa dell’Annunziata rimangono solo alcuni ruderi: i tagli nella roccia evidenziano lo spazio che occupava e sul piano della navata sono ancora evidenti numerose fosse sepolcrali. Anche del Palazzo Marchionale rimangono solo tracce che segnalano l’impianto planimetrico a L e un cortile pavimentato con ciottoli che lo annunciava. Sono individuabili dei granai e altri ambienti di servizio. Alcuni pavimenti di pietra asfaltica, pietra rossa pompeiana e alcuni frammenti ceramici bizantini indicano altri spazi del distrutto palazzo.

Imperdibile è la grotta Centoscale. Duecentottanta gradini scavati nella roccia uniscono il fondo valle con la cima dello sperone roccioso. Molto probabilmente la funzione di questo angusto cunicolo era legata all’approvvigionamento idrico del Castello in caso di attacchi nemici o assedi. È impossibile datare l’opera ma si segnalano grotte simili a Scicli sul colle di San Matteo a ridosso dei ruderi del Castello dei Tre Cantoni e vicino al Castello di Modica.

Da visitare anche la chiesa rupestre di Santa Maria della Cava dove sono ancora visibili tracce di affreschi e la grotta della Conceria caratterizzata da una serie di vasche usate per la lavorazione delle pelli. Proseguendo si possono raggiungere le grotte Lintana, un complesso rupestre ricavato in una fenditura verticale naturale con diversi ambienti scavati nella roccia, e l’abitazione di Sant’Ilarione, un monaco vissuto nel IV secolo d.C.

Una delle grotte all’interno del Parco archeologico della Forza è stata adibita ad Antiquarium, custodisce antichi reperti, anforette e utensili ritrovati nella cava.

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